venerdì 31 ottobre 2008

VILLAFRANCA PADOVANA,4 novembre e dintorni...

Ricevo da Roberta Zilio(di Villafranca Padovana ): Ho letto stamani la lettera che avete pubblicato sul blog sul perchè nella mia città non sarà esposta in occasione del 4 novenmbre la bandiera tricolore.
Non entro nel merito delle considerazioni del segretario del Pnv sul 4 novembre,ma non posso far passare la sua lettera per puro vangelo.
Le cose a Villafranca Padovana non stanno come è stato scritto.
Ma,quale patriottismo di San Marco!
C'è ben altro!
Leggete l' articolo pubblicato mercoled' 29 ottobre sul sito www.ilgiornale.it !
Grazie per l'attenzione.
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"A scuola vietato il 4 Novembre Motivo: "Umilia le minoranze"
di Paolo Beltramin
"Cari maestri, non raccontate ai bambini cosa fu la Prima guerra mondiale: le minoranze potrebbero sentirsi discriminate. L’ultimo reduce della Grande guerra, Delfino Borroni, se ne è andato la scorsa domenica a 110 anni, dopo una vita passata ad aggiustare biciclette. Adesso non è rimasto più nessuno, di quei tre milioni e 760mila soldati in trincea. Per ottenere un’onorificenza i superstiti dovettero attendere il 1968, esattamente 50 anni dopo l’armistizio firmato a Villa Giusti. Otto chilometri più a est, a Villafranca Padovana, gli insegnanti adesso hanno deciso di non mandare gli alunni alla commemorazione del 4 novembre, festa della vittoria e soprattutto ricordo delle vittime.
Il motivo?
«La scuola deve tutelare le minoranze».
L’istituto comprensivo di Villafranca Padovana, 800 studenti tra elementari e medie, non ha spiegato al Comune quali sono le minoranze che si sentirebbero offese, di fronte al rito civile dell’alzabandiera e alla deposizione di una corona di fiori davanti al monumento ai caduti.
Forse i bimbi con le lentiggini?
Forse i più grassottelli, o i più magri?
Oppure, visto che va tanto di moda, gli immigrati?
«L’ultima ipotesi è la più assurda di tutte – spiega il sindaco, Beatrice Piovan –. Qui a Villafranca, diecimila abitanti, gli extracomunitari sono meno del 4 per cento, e sono perfettamente integrati. Molti di loro il giorno della cerimonia saranno in piazza, come ogni anno».
Ma la ragione più profonda è un’altra, banale, verrebbe da dire «scontata». Però scontata, evidentemente, oggi non lo è più.
«La memoria collettiva è il fondamento di ogni Paese – continua il sindaco –. Chi vive nel nostro territorio, per un anno o per tutta la vita, bianco o nero, ateo cristiano o musulmano, deve conoscere la nostra storia, anche tragica, e rispettarla».
La direttrice, Maria Grazia Bollettin, non parla coi giornalisti.
Peccato, sarebbe interessante chiederle cosa c’è di razzista nell’inchinarsi alla memoria delle migliaia di morti senza nome seppelliti nel fango sull’altopiano di Asiago, o dei più fortunati arrivati fino al sacrario di Redipuglia.
Oppure sapere chi offenderà, il 4 novembre, il capo dello Stato, quando visiterà Vittorio Veneto, il paese dove è terminata la carneficina.
Il dirigente scolastico provinciale, cioè il responsabile amministrativo di tutte le scuole pubbliche della Provincia di Padova, intervistato dal Gazzettino se l’è cavata così: «Questa decisione è profondamente sbagliata, ma noi non possiamo far nulla. Ogni scuola ha il potere di decidere a quali cerimonie partecipare e a quali no».
Lo scorso 9 maggio 25 chilometri a sud, nel piccolo comune di Teolo, alla tradizionale «festa dello sport» la preside aveva portato via dalla piazza tutti i bambini perché il parroco aveva iniziato a recitare il Padre Nostro.
«Se volete fatelo voi, ma non mettetemi in difficoltà»,
aveva urlato al sindaco prima di andarsene, davanti a tutti i bimbi in fila. Nel Veneto bianco, arcaico e conservatore, è arrivata una strana versione di multiculturalismo.
Vietato pregare, vietato guardare i soldati che alzano la bandiera tricolore: i bambini potrebbero restare traumatizzati".

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